Guida curiosa ai luoghi insoliti di Torino

Torino è un pugno nello stomaco, come la vita. Lo è per la sua bellezza artistica, architettonica, paesaggistica. Lo è quando il tramonto illumina i suoi palazzi, quando le luci della notte si riflettono nel Po, quando ti accarezza con la sua elegante bellezza che ti coglie impreparata, sempre, anche se a Torino ci sei nato e vissuto proprio come me.

L’impronta di Casa Savoia e l’essere stata prima capitale d’Italia appartengono al suo dna e a quello della sua gente, come lo sono anche luoghi iconici di una modernità che smette di guardare al passato e che si chiama, per esempio, Murazzi. Torino è la città del grande calcio (qualunque tifoseria si scelga) e dei grandi campioni del basket che proprio qui volevano venire a giocare, solo pochi anni fa. Torino è magica sicuramente per la sua nomea, ma anche perché qui ha sede uno dei circoli della magia più importanti al mondo e forse in pochi lo sanno. È la città dei re e del popolo: di piazza San Carlo (con le nuove straordinarie Gallerie d’Italia) e del Balon dove esprime la sua anima più autentica, senza facciate ed etichette, ma reale e verace.

Quel Balon che è un po’ il ventre della città, quel caos calmo di frutta e verdura che la colora, la motiva, la scuote, le ricorda di palpitare oltre la sua impeccabile livrea che, dal rosso delle grandi occasioni, è diventata ormai quotidiana. Torino è nobile, elegante. Torino sono i quartieri militari, la Cittadella, la pianta romana, ma anche il Motovelodromo dei grandi campioni del passato, il Museo delle Auto o la storia del collezionismo filatelico italiano. Torino sono bignole e canapè, cri cri e panettoni, le canzoni di Rita Pavone e Gipo Farassino, ma anche il grande teatro, l’opera, le scoperte scientifiche e quelle archeologiche. Torino è aulica, simbolica, bellissima. La città e i suoi parchi, i viali alberati, i portici, le chiese, i racconti di idroscali e colera, di conti e pompieri, di officine, industria, cinema, santi. Torino è neve sulle montagne, aiuole fiorite sulle sponde del fiume, piazze immense, piccoli vicoli (pochi), palazzi barocchi, portoni antichi, cortili nascosti, luci d’artista, serate d’inverno e tazze di cioccolata calda.

Torino è sentimento, è riscatto sociale: è una città operaia (ancora?) sempre in cerca di un’identità, di un’etichetta che non le calza mai a pennello e il perché è semplice: non ne ha bisogno. Torino è essenza di inferno e paradiso, ma non è purgatorio come a molti piace o fa comodo pensare. Torino è viva e lo sa bene chi ha ancora voglia di stupirsi guardandola, di cercare una storia che appartenga al suo passato o che sia recente, perché i racconti si scrivono ogni giorno anche qui dove i bogianen sono il simbolo non di una staticità inesistente, bensì di una determinazione oltre le righe.