Parigi è bella tutto l’anno, ma le mie stagioni preferite per visitarla sono l’autunno e l’inverno. Ecco perché ci sono stata l’ultima volta proprio poche settimane fa, prima di Natale, per assaporare l’atmosfera delle feste, godermi qualche sporadico fiocco di neve tra un museo e un giro di shopping, ma soprattutto per trascorrere qualche giorno insieme ai miei amici più cari e a nuove conoscenze che mi hanno scaldato il cuore.




Parigi è il luogo giusto per perdersi e per ritrovarsi: mai come questa volta ho avuto bisogno della sua magia per mettere insieme pezzi di me (e di un anno, il 2022) da dimenticare.
Comunque Parigi non è Parigi senza le mie usuali ed essenziali scorribande gastronomiche che hanno scandito il ritmo della mia settimana sotto la Tour Eiffel, a cominciare da quel Bon Marché, sulla rive gauche (la mia preferita), che custodisce la mecca delle cose buone chiamata La Grande Épicerie de Paris. Quando sono a Parigi (che giro rigorosamente a piedi o in bus per non smettere mai di guardare la città) entro al Bon Marché quasi tutti i giorni: il 90% delle volte non compro nulla, ma adoro girare trai i suoi piani di lustrini e paillettes per scoprire vestiti, scarpe, oggetti per la casa e per la cucina che non acquisterò mai. Le mie uniche spese sono nel reparto cartoleria/cancelleria all’ultimo piano e a La Grande Épicerie dove ogni volta sono rapita non solo dai formaggi e dai salumi, ma dai prodotti d’eccellenza francesi e di ogni parte del mondo che fanno capolino dagli scaffali.

Io credo che per chi ha la fortuna, come me, di andare spesso a Parigi, ci siano dei rituali da seguire per stare bene e godere appieno dell’esperienza: luoghi del cuore da vedere e rivedere perché racchiudono ricordi indelebili legati a questa città. A me succede, appunto, con la rive gauche che posso dire di conoscere quasi a memoria e in cui credo di aver già macinato nella mia vita tante (ma tante) decine di chilometri. Tra i luoghi del cuore qui ci sono Saint-Germain-des-Prés con Le Bonaparte, Les Deux Magots e Ladurée, la chiesa di Saint-Sulpice con la vicina boutique del mio idolo Patrick Roger, ma anche uno dei locali di Pierre Hermé (il vero e incontrastato re dei macarons), oltre a luoghi simbolo come Les Invalides o i giardini dietro la Tour Eiffel.
Amici e luoghi del cuore a parte, ho deciso di scrivere questo post per raccontare i ristoranti e i posti in cui ho pranzato o cenato durante la mia settimana parigina pre natalizia: fidatevi sono ottimi spunti per tutte le tasche e anche per i palati più esigenti.
Le Train Bleu. Sontuoso, elegante. L’emblema dell’essenza di una Parigi che non c’è più (tranne in rare eccezioni) si trova all’interno della Gare de Lyon, la stazione da cui arrivano i treni TGV o Alta Velocità dall’Italia. Insomma per noi italiani in arrivo nella Ville Lumière è il luogo giusto per immergersi sin da subito nell’atmosfera elegante della città. Certo, un pranzo qui non è economico, ma vale la pena avventurarsi sullo scalone di fronte ai binari anche solo per sedersi al bar nell’attesa di un treno in arrivo o in partenza. Costruito nel 1900 in occasione dell’Esposizione Universale come Le Buffet de la Gare, cambiò nome con quello attuale nel 1963, in omaggio alla linea Parigi- Ventimiglia del 1868: una linea leggendaria che raggiungeva la Costa Azzurra e i luoghi del Mediterraneo. In un posto mitico dunque, con saloni maestosi, grandi specchi e decori dorati alle pareti si possono assaggiare classici della cucina francese come la Tartare de Saint Jacques et daurade, il Turbot grillé o ancora la Lièvre à la royale. Nel mio ultimo pranzo alla tavola dello chef Michel Rostang: un ottimo uovo bio servito con aringa, risotto di patate ed emulsione di parmentière (24 euro) oltre a un’insalata di stagione condita con albicocche disidratate, noci e nocciole (13 euro).



Le Train Bleu
1er étage Gare de Lyon – Place Louis Armand
Parigi
Prezzo: €€€ – Antipasto e un piatto sui 70 € (bevande escluse)
Brigat. Si trova all’angolo con Place des Vosges questa pasticceria-panetteria aperta dai fratelli brianzoli Lucio e Thomas Colombo che mi ha consigliato Livia Chiriotti, direttrice di Pasticceria Internazionale (quante ne sa). Thomas si occupa della panificazione sfornando differenti tipologie di pane che restano morbide e fragranti a lungo: fidatevi, ho comprato la pagnotta che vedere in foto e mi è durata una settimana senza perdere né consistenza né gusto; tra i pani particolari quello con la frutta secca e quello con la buccia di limone candita realizzato con burro alle alghe nori, farina di grano saraceno e pezzi di polenta. Lucio, invece, si occupa del dolci: oltre ai prodotti da banco ci sono alcune torte da credenza. La viennoiserie soddisfa la richiesta locale con classici come croissant, brioche allo zucchero (immancabile a Parigi), pain au chocolat realizzate (in generale) con lievito naturale e profumi della tradizione italiana come agrumi e vaniglia. Le quantità delle monoporzioni sono generose (sui 90-100 grammi) e tra le più originali c’è quella con i semi di coriandolo macinati come pepe, cioccolato al latte scuro 60% e un cremoso con buccia di lime. Il lungo bancone all’ora di pranzo ospita anche qualche trancio di pizza, mentre i pochi tavolini interni al locale permettono di gustare i dolci magari insieme a una tazza di tè (come abbiamo fatto noi).



Brigat – 6 Rue du Pas de la Mule, Parigi – +33 (0)157408385
Prezzo: € – Pane al chilo 10,00 euro
Maceo. Come sempre il mio amico Bisca tira fuori dal cilindro il posto giusto per ogni occasione. Prenotare per otto persone il venerdì sera a Parigi, ovviamente in un luogo non turistico, è impresa ardua, ma la scelta di Domenico si è rivelata perfetta. Maceo si trova esattamente dietro il Palais Royal: è un locale ampio, ben arredato, accogliente, semplice ma elegante. Noi abbiamo cenato in una saletta tutta per noi sulla destra del locale: un grande tavolo con otto posti, una libreria alle spalle, vista su Le Grand Véfour e atmosfera di casa: semplicemente splendido. Il locale è di proprietà inglese (la stessa del Willi’s Wine Bar che si trova al numero 13 della stessa via) ed è per questo che qua e là fanno capolino delle rane: è noto che gli anglosassoni chiamino i francesi “mangiatori di rane” e con il loro indiscutibile humor amano farlo notare con discrezione anche alla tavola di Maceo. I miei assaggi sono stati: Truite en Gravlax, Citron Confit & Chou Fleur Dans Tous Ses États (18 euro), Vol Au Vent De Topinambour & Celeri, Crème À L’ail Et Persil (22 euro), Trio De Fromages Affinés Par La Maison Bordier (14 euro). Prezzi onesti per la tipologia del locale, bella carta dei vini, buona cucina francese, ottimo servizio. Ci tornerò.



Macéo Restaurant & Dépôt de Vin
15 rue des Petits Champs – Parigi
Prezzo: €€ – antipasto, portata principale e dessert sui 65 euro (bevande escluse)
Barepa. Ammetto di essere entrata in questo locale controvoglia, dopo un avanti e indietro in Rue des dames (al freddo) in cerca di un posto non turistico dove rifocillarsi. Solo grazie a Mauro e Bence ho varcato la soglia di questo (in realtà delizioso) ristorante che propone uno street food venezuelano a me totalmente ignoto. E che sorpresa ragazzi! Quella preparata da Santiago è la miglior carne che abbia mai mangiato in vita mia: morbida, gustosa, delicata ma speziata, insomma fantastica. La prepara mettendola in pentola pressione con carote, peperoni e cipolle e solo in seguito aggiunge il pomodoro. Da Barepa, aperto 15 mesi fa, tutto è fatto in casa, anche la salsa piccante che è talmente apprezzata da far pensare allo chef/proprietario di metterne in produzione per la vendita. ll menù si basa su due piatti tipici venezuelani da comporre a piacimento scegliendone non solo gli ingredienti ma anche il formato: arepitas “panini” ripieni a base di pasta di mais; tostones, le mitiche fette di platano fritte. Io ho assaggiato quelle con il queso e con la carne mechada, ma anche la Yuca (manioca) fritta e i tequeños (bastoncini ripieni di formaggio). Il posto merita per l’accoglienza, la semplicità del locale e la bontà di tutto ciò che prepara il giovane Santiago (anche il dessert ai Tres Leches).



Barepa – 67 Rue des Dames, Parigi
Prezzo: € – si mangia abbondantemente con 20 euro
Breizh Cafè. Un posto easy nel cuore del Marais per mangiare una buona Galette. Questo è il Breizh Cafè, un po’ modaiolo, un po’ di tendenza anche se è stato aperto nell’ormai (lontano) 2010. Catena con sedi un po’ dappertutto (anche a Tokyo), propone comunque prodotti con un buon rapporto qualità prezzo. La mia galette era con prosciutto crudo, uova biologiche fritte e Comté, Katarina ha invece preso una Sausage galette (ce ne sono quattro tipologie servite arrotolate come questa) con salsiccia, Comté, cipolle caramellate, mostarda, insalata e tsukemono (sottaceti). Tutte le Galettes sono prodotte con farina bio che arriva dalla Bretagna e, tra le tradizionali, c’è anche quella con il prosciutto artigianale di Bretagna, le alghe e il burro salato, mentre tra le speciali quelle al salmone affumicato e formaggio di capra o la Raclette con maiale, cipolle caramellate, uova, patate e crème fraiche. Immancabile, per me, il bicchiere di sidro, rigorosamente secco: ne berrei litri!


Breizh Cafè – 109 Rue Vieille du Temple, Parigi
Prezzo: € – Gallette dagli 11,50 agi 18,50 euro; Crepes da 5,80 a 8,50 euro
Racine. A Parigi ho un nuovo amore, si chiama Racine. Sono anni che voglio sedermi alla tavola di Simone Tondo, ma ho dovuto aspettare lo scorso dicembre per riuscirci. E l’attesa ne è assolutamente valsa la pena. Racine è il ristorante che io vorrei se mai nella vita dovessi aprire un locale: pochi tavoli, una bellissima atmosfera che guarda al passato con eleganza, una location suggestiva e una cucina con pochi piatti ma eseguiti alla perfezione. Qui si mangia rigorosamente italiano in un luogo bomboniera con cucina a vista e servizio impeccabile. Respiri Parigi, ma con i sapori di casa ed è bellissimo. Io ho assaggiato un ottimo Vitello tonnato, i Tagliolini con salsiccia di Tolosa e pomodoro e una Panna cotta con caviale di limone. In carta c’erano anche Ravioli, Milanese, oppure Burratina o Saint Jacques. Prezzi onesti per Parigi: vitello tonnato 18 euro, primo 24, dessert 12. Tornerò e ri-tornerò.



Racines – 8, passage des Panoramas, Paris
Prezzo: €€ – Antipasto, primo e dessert (senza vino) sui 60 euro
Manko. Ho scelto questo locale peruviano perché è stato aperto dallo chef Gastòn Acurio, ma credo (almeno leggendo sul sito) che della stella sudamericana sia rimasto solo il ricordo. In ogni caso io e Sophiae abbiamo trascorso una splendida serata in un ristorante indiscutibilmente modaiolo non troppo lontano dagli Champs-Élysées. Locale decisamente buio con luci (troppo) soffuse, una bella e grande cucina a vista e piatti della cucina peruviana con colori e sapori che danno luce a tutto il resto. Molto buono il Pisco Sour (18 euro), ottimo il Cebiche (24 euro), deludente invece la Causa (23 euro) a base di patate, avocado, uovo e (in questo caso) gamberoni: troppo fredda e troppo secca.


Manko – 15 avenue Montaigne, Parigi
Prezzo: €€ Un cebiche classico, una causa e un Pisco sour 67 euro
Kunitoraya. Ho una confessione da fare: Parigi non è Parigi senza una tappa in rue Sainte Anne. Qui da anni vengo a provare locali più o meno turistici che propongono cucina giapponese e (quasi sempre) non resto delusa. Ci sono ristoranti più modaioli, fast food, locali veramente alla mano dove quando esci puzzi di fritto, ma sei felice. In una delle traverse della via forse più giapponese di Parigi ecco Kunitoraya: una certezza che propone da sempre in un luogo super informale pochi piatti ma buoni. Io amo i Donburi (ciotole di riso condite in vario modo) e questa volta ho assaggiato quello con Tempura di gamberi e verdure: buono anche se di gambero ce n’era solo uno.. Da provare anche gli Udon come gli Atsu-Atsu serviti con la zuppa calda o i Kama-Age da immergere questa volta in una salsa calda. Se amate la semplicità e siete di corsa, i pasti veloci di questo luogo fanno per voi.



Kunitoraya – 1 Rue Villédo, Parigi
Prezzo: € – Donburi a 26 euro
Maison Ruggieri. Conosco Martino Ruggieri dalle selezioni europee del Bocuse d’Or che si sono tenute a Torino nel 2018. Ho seguito i suoi allenamenti ad Alba, l’ho visto gareggiare a Lione, ho pranzato da lui più volte quando era al Pavillon Ledoyen a Parigi con Yannick Alléno. Estro, creatività, grande tecnica, grande palato, voglia di stupire: queste, secondo me in sintesi, alcune delle caratteristiche di uno dei giovani chef italiani più bravi al momento. A ottobre dello scorso anno il coronamento di un sogno: Martino apre il suo ristorante a Parigi, nell’VIII arrondissement. Zona per nulla turistica, anzi vocata al lusso. E quello di dicembre è stato uno dei miei migliori pranzi di sempre; non a caso ho un piatto che porterò nel cuore per le emozioni che mi ha regalato: Algues et Oursin (Nori, Kombu, Dulce, Wakame et Omibudo au naturel. Langue d’oursin au beurre demi-sel. Pamplemousses brûlés et sauce chasse). Traduco: alghe, ricci di mare, pompelmo e salsa di lepre. Il mare dentro, la mente ovunque. Felice per te chef: la tappa vale assolutamente il viaggio e anche la spesa; i gusti al palato vi porteranno in paradiso, statene certi.



Maison Ruggieri – 11 Rue Treilhard, Parigi
Prezzo: €€€ – Menù da 300 e da 200 euro; alla carta sui 180 euro
Passerini. Ampio locale con una carta essenziale dedicata alla cucina italiana. Quella di Giovanni Passerini è ormai una tappa fissa per gli amanti dei nostri sapori a Parigi e, negli anni, il business si è ingrandito aprendo anche (uno vicino all’altro) un pastificio e una Cave à manger. Il menù del pranzo ha una formula intelligente, e forse anche questo decreta il successo del ristorante che si trova nella zona della Bastille: a seconda delle scelte si mangia dai 31 ai 48 euro. Io ho scelto come entrée un ottimo Merluzzo confit con carote, rosa di Gorizia e sottaceti, mentre come primo piatto delle Linguine alle cozze di Galizia con cime di rapa, cumino e briciole di pane fritto. Buon rapporto qualità prezzo in una delle zone più amate dalla movida parigina: unico neo, a locale pieno, la poca insonorizzazione i tavoli veramente troppo vicini.


Passerini – 65, rue Traversière, Parigi
Prezzo: €€ – A pranzo Entrée + plat 34€; cena sui 90 euro (bevande escluse)
Le Bistrot de Paris. Che bella scoperta questo ristorante mecca della Parigi letteraria, intellettuale, artistica e politica che si trova sulla rive gauche. Ci sono stata l’ultimo giorno del mio soggiorno a pranzo e ammetto che avrei voluto scoprirlo prima (per poterci ritornare). Un Bistrot d’altri tempi che è qui dal 1848: si chiamava Grand Restaurant Georget fino al 1903, poi il Bouillon Poensin fino al 1965 e infine Bistrot de Paris per volere di Raymond e Michael Olivier che arrivavano dal Grand Véfour. Un servizio impeccabile è quello fornito nella grande sala che termina con un imponente bancone bar: boiserie, specchi e vecchi lampadari fanno capolino da ogni dove, rendendo l’atmosfera davvero singolare. Buoni i piatti come il mio risotto (si ho mangiato un risotto in Francia) con capesante e fonduta di pere (30 euro) e le Aringhe affumicate e marinate e servite con insalata di patate (10 euro). So già che la prossima volta sceglierò le lumache di Borgogna di cui sono estremamente ghiotta (12 e 24 euro a seconda che se ne prendano 6 o 12). Bistrot assolutamente consigliato per servizio, atmosfera e qualità.
Le Bistrot de Paris – 33 Rue de Lille, Parigi
Prezzo: €€ – antipasto e un piatto sui 60 euro (bevande escluse)