“Ho cercato freneticamente la serenità, per tanti anni e in tanti modi, e tutte queste ricerche e graduali acquisizioni alla fine ti logorano. La vita, se la insegui con troppo accanimento, finisce per portarti alla morte. Il tempo … lascerà solo una sigaretta accesa nel portacenere per beffarsi di te. A un certo punto dovrai fermarti tu, perché lui non lo farà. Dovrai ammettere che non riesci a prenderlo. E poi capire che non devi prenderlo. A un certo punto sederti e restare ferma per permettere alla serenità di venire da te” Mangia, prega, ama di Elizabeth Gilbert pag. 181
Stavo osservando le quarte di copertina dei libri che ho a casa per vedere se e come gli autori pubblicano la propria immagine e mi sono imbattuta in questo libro che ho comprato un anno fa prima del mio viaggio a Cortona e della mia vacanza alle Eolie. Estate 2011, per intenderci. Mangia, prega, ama mi ha accompagnato tra Sicilia, Campania, Toscana e Piemonte, ma non sono mai riuscita a terminarlo. E pensare che mi piace moltissimo. C’è stato sempre qualcosa che mi ha impedito di farlo. A volte capita con i libri, almeno a me succede. Ne inizio uno, anche due o tre contemporaneamente, ma ci metto un po’ a finirli e non sempre lo faccio. A volte i miei libri giacciono lì per mesi, ma non li dimentico. Mai. E un bel giorno ritornano, come oggi. Penso spesso che i libri ti chiamino per un motivo, per comunicarti qualcosa che in un determinato momento della tua vita ti serve e quando l’hanno fatto restano lì ad aspettarti, anche per anni. Ci sono i volumi che divori in una notte e che vorresti leggere per sempre e quelli che assapori a sorsi, che gusti poco alla volta, come un buon cibo o un buon bicchiere di vino che non vorresti finisse mai.
Tutti stiamo cercando qualcosa, coscientemente o inconsapevolmente. Possiamo decidere di guardare in faccia la nostra vita o di tenere gli occhi chiusi. Possiamo scegliere di correre o di fermarci, di perdere il controllo o di averlo ben saldo. Io ho fatto entrambe le esperienze. Ed ora cammino.