A Matsushima sono passate da poco le 23.00, ma quando avrò finito di raccontarvi la mia prima giornata in Giappone, sono certa sarà molto più tardi. In questo momento sono nel letto che raccolgo idee e immagini dopo essere atterrata da poco più di ventiquattro ore in terra nipponica. Nel giro di un paio di giorni due voli della Cathay Pacific e lo Shinkansen (il treno più veloce al mondo, capace di raggiungere i 330 km/ora) mi hanno portato nella regione di Tōhoku, una delle otto del Giappone. Tōhoku si trova nel nord est dell’isola di Honshu, a circa 800 chilometri da Kyoto e dall’area interessata dal tornado Jebi che in queste ore si è abbattuto sulla costa sud occidentale. Per fortuna qui, a parte un forte vento, la situazione sembra tranquilla e speriamo che la notte trascorra allo stesso modo. L’arrivo a Sendai (nella prefettura di Miyagi) ha segnato il mio primo impatto con la cucina giapponese che è molto più ricca di quanto la gran parte delle persone si possano immaginare. In questa città esiste un piatto simbolo: si chiama Gyutan ed è la lingua di bue. L’ho mangiata sia affumicata che alla griglia (marinata per una notte in sale e pepe), bevendo distillato di patate caldo (Shochu) e assaggiando tufu fritto, pasta di pesce macinato in forma di spiedino (Sasakamaboko), brodo di cipolla servito con coda di bue, sashimi di salmone, tonno e costardella, un pesce che fino a ieri sera non avevo mai sentito nominare ma che è buonissimo. In cucina il giovane Sato Takumi, che ci ha fatto assaggiare anche dell’ottimo sakè.
La giornata di oggi (che qui ormai è già ieri per via delle sette ore di fuso che mi separano dai vostri orologi) è invece iniziata con una visita al mercato del pesce di Shiogama, uno dei centri più importanti della zona per la vendita di tonno rosso. Il mercato, che è aperto dalle 3 del mattino fino alle 13, serve all’ingrosso, ma è anche aperto al pubblico che può entrare non solo per osservare da visitatore curioso il movimento che anima il luogo. Al mercato infatti si può comprare ciò che si vuole anche in piccole porzioni e decidere se mangiarlo direttamente sul posto all’intero di un piccolo locale che vende anche l’immancabile riso bollito e alcune bevande. Oggi ho assaggiato i piccoli gamberetti essiccati (e me li sono comprati), ho scoperto che forma ha il cuore del tonno, ho visto decine di pesci sfilettati in modo perfetto e ho gustato il polpo rosso marinato in sale, zucchero e aceto. 105 negozi vendono solo le specialità del posto (eccetto il salmone che arriva dalla Russia) con la particolarità che qui, il tonno, è conosciuto per i suoi occhi grandi e un colorito che esternamente vira sul blu.
Dopo il mercato, con il battello della Basho Cruise abbiamo navigato all’interno della baia di Matsushima caratterizzata dalla presenza di 260 isole. Come potete immaginare dalla situazione meteo che ben conoscete anche dall’Italia, oggi il cielo non era molto sereno, quindi ho realizzato poche immagini da usare a corredo delle mie parole. Questo, però, è un luogo magico e ora vi spiego il perché. Durante lo tsunami che ha colpito il Giappone nel 2011 le isole hanno protetto la baia e per questo motivo qui si parla di Miracolo di Matsushima; in tempi molto più lontani, invece, questa zona fu amata e frequentata da Matsuo Bashō, il più grande maestro giapponese della poesia haiku. Grande viaggiatore, verso la fine del 1600 si spinse verso il nord del Giappone e da questo suo itinerario nacque il diario di viaggio Lo stretto sentiero verso il profondo Nord in cui l’uomo e la natura si identificano. L’haiku è un componimento poetico nato nel XVII secolo e si compone di tre versi di 5, 7 e 5 sillabe. Apparentemente semplice trae la sua forza dalle suggestioni della natura nelle diverse stagioni e richiede una grande sintesi di pensiero. Come spiegano alla libreria Setsu Bun di via Cernaia a Torino: “… un ciliegio in fiore carico di rugiada è bellissimo, ma l’emozione nasce dalle luccicanti gocce che cadono brillando alla luce del mattino, ed è qui l’intensità del componimento poetico haiku”.

E che la natura sia parte integrante della vita locale si percepisce un po’ ovunque. Basti pensare ai templi buddisti che si trovano qui a Matsushima: immersi nel verde nascondono tesori d’arte immensi, capaci di raccontare la storia di un popolo che deve molto alla figura dei samurai e a personaggi come i daymio. Con questa parola ci si riferisce alla carica feudale più importante in Giappone tra il XII e il XIX secolo e una figura chiave in questa zona fu quella di Date Masamune, patrono della cultura e della cristianità nella regione di Tohoku. A lui sono legati i templi di Entsuin e Zuiganji, ma anche quello di Godaido che affaccia proprio sulla baia di Matsushima.

Proprio vicino a Godiado ho scoperto una piccola usanza molto comune da queste parti: quella di prendere dei messaggi che possono essere nascosti all’interno delle bambole Daruma (prive di occhi, invitano alla perseveranza) o all’interno di contenitori di metallo. Sono messaggi legati alla sorte che possono essere di buon o cattivo auspicio e che, a seconda dei casi, possono essere legati a delle staccionate vicino a dove vengono presi. Io ovviamente ne ho estratto uno (come resistere): aveva riportato il numero 11 e la nostra super guida Ide (che ha una mamma che vive a Bra, si il mondo è piccolo) mi ha letto solo cose positive… vedremo!
Intanto vi saluto con un ultimo piccolo, ma grande racconto (qui, tra una parola e l’altra, si è fatta l’1 del mattino). La mia prima giornata in Giappone si è conclusa a Ishinomaki, in uno dei luoghi più distrutti dallo tsunami dell’11 marzo del 2011. In un’area di 40 ettari abitata da 5 mila persone e dove erano state costruire 1700 case lo tsunami ha distrutto tutto, portando via 500 vite oltre a tanti sogni, amori, ricordi… Parlare con chi in questa zona ci vive e ha deciso di lavorare perché il disastro non venga dimenticato, ma anche per donare una nuova anima al luogo è stato molto emozionante. Per oltre due chilometri dal mare, da dopo lo tsunami, è vietato ricostruire: questa è l’ampiezza con cui il mare ha fatto sentire la sua forza e qui, oggi, stanno costruendo una foresta che sarà ultimata nel 2021 con 150 mila piante di 41 varietà diverse. Un atto d’amore verso una natura che ha distrutto, ma da cui l’uomo ha trovato la forza per andare oltre la morte.
3 risposte a “Il mio primo giorno in Giappone”
Che bello Sarah… facci viaggiare con te in Giappone… e vista l’ora… tua… buon riposo
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Lo farò! Seguitemi anche su Instagram. Notte Angela!!
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[…] il più grande maestro giapponese della poesia haiku di cui vi ho parlato nel mio precedente post. I templi principali della zona sono quattro: Zuihanji Temple a Matsushima, Chuson-ji e Motsū-ji a […]
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