Jurassic Flair Competition

Anche se Cocktail, il film con Tom Cruise del 1988, ha fatto sognare tutta la mia generazione, non avevo mai visto una gara di Flair dal vivo. E nemmeno un barman acrobatico in un locale, adesso che ci penso. Vero è che non appartengo propriamente al popolo della notte, e questa è una mancanza a cui dovrò rimediare.

I vincitori insieme a Salvatore Romano (c) Alberto Chiariglione

Bando alle ciance comunque, qui c’è una notizia vera. A Torino quel genio inarrestabile di Salvatore Romano del Barz8 (uno dei posti in cui si beve meglio in città) una decina di giorni fa ha organizzato la seconda edizione della Jurassic Flair Competition, una delle più prestigiose gare mondiali tra i migliori barman acrobatici del mondo, nonché unica tra quelle di settore aperte al pubblico oltre che agli operatori. Ragazzi che esperienza. Non avevo mai visto nulla di simile. Ritmo, adrenalina, sana competizione, spirito di squadra, precisione maniacale, tecniche pazzesche, musiche e, ovviamente, cocktail. Circa 400 persone hanno assistito, in piedi, tre ore di competizione frutto di una selezione avvenuta nel corso della giornata che ha portato 10 finalisti scelti da bartenders provenienti da più di 20 nazioni ad aggiudicarsi l’ambito premio. Sul podio, al primo posto, Deniss Trifanovs, dalla Lettonia, si è distinto per il più alto coefficiente di difficoltà della performance, per il minor numeri di errori e per lo show più originale. Per un solo punto il secondo posto è andato all’argentino Roman Zapata (numero 1 al mondo fino al 2022), mentre il terzo posto è toccato all’italiano Michael Moreni.

Deniss Trifanovs alza la coppa della vittoria (c) Alberto Chiariglione

La Jurassic Flair Competition è anche la sola gara che vede sfidarsi la categoria ex-agonisti, per la quale hanno vinto Riccardo Mastromatteo e Davide Di Benedetto. Il premio Best Female è andato, invece, a Stefania Pastore, mentre per la categoria semi-pro, istituita per la prima volta per l’edizione di quest’anno, i migliori sono stati Gabriele Corona e Renato Hila. 

Le cose che mi hanno stupito di piùracconta Salvatore Romanosono state l’altissimo livello dei competitors, ma allo stesso tempo lo spirito di stupenda coesione, nonostante la competizione sportiva, che c’era tra di loro e che la nostra generazione, ad esempio, non aveva. E poi l’energia e l’entusiasmo del pubblico, composto da molti non addetti ai lavori rimasti impressionati al punto che in tantissimi mi stanno già chiedendo quando sarà, e cosa succederà, nella prossima edizione… Non posso svelare troppo, ma posso dire con certezza che sarà in una location incredibile e mai vista prima.

E io, ça va sans dire, mi candido a bissare nel ruolo di giurata del gusto che mi è proprio piaciuto.

Max Casacci (c) Alberto Chiariglione

Nota di colore (bellissima per altro): prima della gara il musicista, sperimentatore e produttore Max Casacci, chitarrista e co-fondatore dei Subsonica, ha raccontato come è nato Mixology, brano musicale realizzato esclusivamente con i suoni della mixologia registrati al Barz8: il ghiaccio usato dai baristi, il liquido che vola da uno shaker all’altro, il tintinnare di un glass shaker, la lavabicchieri, i tappi di sughero e i misurini per restituire il suono della mixologia in questa traccia che fa parte dell’ultimo album del musicista torinese “Urban Groovescapes” (42 Records/35mm). E proprio sul suo brano, dopo la premiazione, i finalisti (tra loro c’era anche il cubano John Gerald Marquez arrivato quarto) si sono esibiti in un freestyle improvvisato per una performance che non avrei mai smesso di guardare. Voglio tornare.

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