A Torino ha aperto un ristorante ebraico. L’ho scoperto mentre ero in Israele durante un tour dedicato alla conoscenza dell’enogastronomia locale. In Israele si mangia benissimo. Frutta e verdura a volontà con profumi e colori che qui in Italia ci possiamo solo immaginare, molti dolci della tradizione locale, alcuni tipi di carne e di pesce: dipende se il ristorante dove decidi di fermarti è kasher oppure no.
In ogni caso il cibo e il vino israeliano sono una vera e propria sorpresa. Una grande varietà di piatti, di ingredienti uniti a tradizioni che provengono da tutto il mondo fanno di questa cucina una delle più interessanti che io abbia mai assaggiato. Mi ha stupito vedere la cultura della tavola che racconta questo popolo, incontrare personaggi che hanno fatto del cibo e dei prodotti della natura un vero e proprio stile di vita, assaggiare “piatti” che dallo street food arrivano a preparazioni di alta cucina serviti in ristoranti di grande livello.
La rovesciata di Moshe Basson, il carpaccio di melanzana di Ezra Kedem, il formaggio di capra di Shai Zeltzer, l’inventiva dei giovani ragazzi del Lara di Gerusalemme, i piatti della tradizione di Azura a Mahane Yehuda, la cucina raffinata di Catit o quella personalissima di Rima Olvera a Tel Aviv hanno lasciato un segno indelebile nel mio cuore. E poi le insalate, la salsa tahini, l’hummus, il tabuleh, i meravigliosi falafel, lo shawarma e ancora shakshuka, pita, la zuppa di lenticchie, mangal, sufganiyot…
Insomma sono arrivata da Alef (in via Sant’Anselmo, 4) carica di aspettative. Forse troppe. E sono rimasta delusa. Ok, ammetto che in Israele ci hanno portato ad assaggiare la cucina dei più grandi chef locali e che il confronto è già perso in partenza. Lo so. Però mi aspettavo di trovare in questo locale di Torino aperto a metà novembre di fronte alla Sinagoga, un po’ più di atmosfera, di calore umano, di quell’energia positiva che ho trovato in tutte le città dove sono stata: Gerusalemme, Haifa, Tel Aviv.
Il ristorante è moderno, un po’ freddo per i miei gusti, e forse deve ancora essere rodato. La selezione dei vini è buona e si possono trovare anche le bottiglie della Golan Heights Winery: una bella sorpresa. Interessante anche lo spaccato di libri sulla cultura e la cucina ebraica che si possono consultare ed acquistare e la musica klezmer e gypsy dei Mishkalè che uniscono melodie yiddish a quelle dell’est Europa.
Ma la cucina no, come il servizio, hanno ancora tanta strada da fare. Non si mangia male, ma manca l’anima in quello che viene servito e nel modo in cui viene proposto. Sembra una cucina triste, di media qualità, e la cucina israeliana tutto è all’infuori di questo.
Tornerò per vedere se dopo un primo periodo di sperimentazione le cose prenderanno una piega diversa, e me lo auguro perché l’idea di trovare anche a Torino un po’ di cucina israeliana è a dir poco meravigliosa.

4 risposte a “Israele a Torino”
Avevo in mente di andare a pranzo da Alef nei prossimi giorni. Appena torno dalla montagna se vuoi ci andiamo insieme Sarah.
Auguri per un 2013 sereno.
Un abbraccio
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ok Sandra, molto volentieri. Auguroni a te amica mia. Buon anno!
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Israele ,ti rimane nel cuore anche per il cibo ,proprio cosi’ come scrive questa bellissima e dolcissima Sarah..nelle sue righe tutte le emozioni che si possono vivere in questa terra martoriata !
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Grazie Rina. Sarebbe bellissimo andarci una volta insieme. Che ne dici?
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