Situata lungo una via di pellegrinaggio che collega Mont-Saint Michel in Normandia con Monte Sant’Angelo sul promontorio garganico, la Sacra di San Michele è “lontana da ogni impaccio e mondano tumulto. Qui non strepito di uomini e animali, non frastuono, non ruggito. La pianura d’Italia, con ameni paesaggi e fiumi, vi si stende, a far lieti gli sguardi umani”. Il monaco cronista che la descrive, quasi mille anni fa, evoca uno scenario vero tutt’oggi: in questo luogo, di fronte all’immenso panorama del mondo che sta al di sotto, provando a chiudere gli occhi ciò che si avverte è il suono del vento che circonda l’Abbazia. Qualche istante in ascolto, e il vento diviene un accompagnamento morbido e continuo, respiro silenzioso e rassicurante, silenzio puro e ritmato. L’anima è, etimologicamente, “soffio”, “vento”. E qui l’anima si può sentire: con le orecchie, sulla pelle; sfiora e poi attraversa il corpo. Vibra. E ci fa oscillare in sincrono. Tratto dalla mostra allestita presso la Sacra nel 2012: “Le stanze dell’Anima. La Sacra di San Michele tra visioni e realtà. Fotografie di Franco Borrelli”
Sembra innalzarsi verso il cielo la Sacra di San Michele, il luogo di culto dedicato al principe degli angeli fedeli a Dio, al difensore del popolo cristiano. Sorge sulla cima del monte Pirchiriano da cui pare voler essere un monito, nella sua disarmante bellezza, per quanti decidono di inoltrarsi alla scoperta della Valle di Susa. E così il monumento simbolo del Piemonte si trova al centro di un percorso di pellegrinaggio lungo oltre duemila chilometri che da monte Sant’Angelo, nel Gargano, si dipana sino in Normandia a Mont Saint Michel. Questi infatti rappresentano i tre edifici religiosi più importanti in Europa dedicati a San Michele: quello pugliese sorse nel V secolo ed è il più antico e il più famoso luogo di culto micaelico dell’occidente, mentre se in Normandia il santuario fu consacrato al Santo nel 708 o 709, la Sacra, situata nel comune di Sant’Ambrogio, fu fondata tra il 983 e il 987.
Costruita sul monte Pirchiriano conosciuto anche come monte dei Porci, uno sperone roccioso alto 962 metri, fu edificata per volere del conte Ugo di Montboisser, nobile signore dell’Alvernia in seguito alla richiesta di indulgenza rivolta a Roma a papa Silvestro II. Per più di seicento anni il monastero fu retto dai monaci benedettini, cui seguirono due secoli di abbandono. Fu nel 1836 che re Carlo Alberto di Savoia offrì ad Antonio Rosmini, giovane fondatore dell’Istituto della Carità, la possibilità di collocare alla Sacra di San Michele la propria congregazione religiosa cui seguì la nomina da parte di papa Gregorio XVI dei Rosminiani ad amministratori di questo luogo.
Da anni ormai la Sacra gode di un’attenzione speciale da parte di enti pubblici e privati che ha permesso importanti interventi di restauro e, nel corso dell’anno, è possibile partecipare a numerose iniziative religiose e culturali che si svolgono al suo interno tra cui i concerti nei mesi di maggio, giugno e settembre, alcune mostre e le visite guidate al monastero vecchio.
La sua maestosità, già percepibile osservandola da fondo valle, aumenta man mano che ci si avvicina all’ingresso dell’abbazia la cui facciata, alta 41 metri, è davvero imponente. Per accedere alla Chiesa occorre percorrere l’ampio e ripido Scalone dei Morti, così chiamato perché qui un tempo erano custoditi alcuni scheletri di monaci. In cima allo scalone, edificato pare intorno alla metà del XII secolo, si trova il Portale dello Zodiaco, un’opera romanica che deve il suo nome agli stipiti rivolti verso la salita scolpiti con i dodici segni zodiacali e con le costellazioni australi e boreali. Ma oltre che per la sua storia e la particolare architettura, la Sacra di San Michele è conosciuta anche per l’alone di mistero che aleggia intorno alla Torre della bell’Alda, situata nella parte nord-ovest del monte, vicino alle rovine del Monastero Nuovo. La torre, che si trova in una posizione a strapiombo sul precipizio, è legata ad una leggenda e prende il nome dalla protagonista di questo evento di cui si parla ancora oggi. Pare infatti che una ragazza di nome Alda, giunta alla Sacra per pregare contro i mali della guerra, fu costretta a scappare per sfuggire all’incontro con i soldati nemici. Non avendo altra via di fuga decise di buttarsi nel burrone invocando l’aiuto di San Michele e delle Vergine che la salvarono. Vantandosi di questo evento di fronte a numerosi increduli, decise per denaro e vanità di ritentare il salto sperando nella buona sorte, ma questa volta il volo ebbe una fine tragica e la giovane Alda morì.
Certo è che la Sacra di San Michele, con o senza leggenda, resta in ogni caso uno dei luoghi più mistici e suggestivi della provincia di Torino e dell’intera regione ed è capace di trasmettere quel senso di pace e serenità che solo lo sguardo rivolto alle montagne che la circondano è in grado di eguagliare.