Aiutiamo chi ci aiuta: storie di una quarantena

Ogni giorno coloro il calendario dell’agenda con un numero diverso: oggi sono arrivata al 31 della mia quarantena. 31 rosso. Potrei quasi giocarlo alla roulette questo 31, non fosse che lì, sul tappetino verde, è segnato in nero. Un’altra beffa di questo 2020 bisesto e funesto (come dice il mio amico Mauro) che ha rivoluzionato le nostre vite.

Viviamo in un tempo sospeso in cui siamo certi del passato, speriamo nel futuro, ma non possediamo un presente. Da più di un mese la nostra esistenza trascorre in una bolla costruita in fretta e furia per donarci una parvenza di normalità, in cui nascondiamo dolori e desideri, in cui perdiamo la cognizione del tempo (seppur cerchiamo di scandire le giornate), improvvisandoci in cucina, cercando di lavorare, continuando a rimandare quello che invece non dovremmo e questo perché, alla fine, l’ozio in cui ci siamo crogiolati proprio male non ci sta. In questi 31 giorni di quarantena sono uscita qualche volta per fare la spesa, per andare in edicola e  in farmacia (tutto nel raggio di 500 metri da casa) e ho raggiunto tre volte i miei genitori che vivono a 20 km da me per portare loro cibo e medicine seppur a distanza. Sono a Torino da sola, o meglio, sono a Torino sola con Regina, la mia gatta bisbetica e (poco) domata che però è di gran sollievo perché intrattengo con lei gran parte dei miei discorsi quotidiani.

Regina sulla bandiera italiana

Per fortuna, fino a ora, io e la mia famiglia stiamo bene e per fortuna sto scrivendo parecchio per cui gran parte delle mie giornate sono in effetti impegnate, e lo è anche la mente. E questo, devo ammetterlo, è un gran vantaggio perché più lavoro, meno penso ad altro che poi altro in questo momento significa pandemia. Non so voi, ma in queste settimane che ci dividono da quel fatidico 9 marzo in cui tutto è cambiato, io mi sono accorta di stare affrontando la situazione in step differenti e in continua evoluzione: dalla ricerca ossessiva di notizie sono quasi arrivata al non volerne più sentire. Leggo i giornali, sempre di più, ma guardo i telegiornali sempre meno. Infittisco, in compenso, una rete di rapporti che si consolida per la lontananza dal mondo esterno e per il bisogno di sentirsi vicini, ma anche perché stanno inevitabilmente cambiando le priorità e di conseguenza i punti di vista. Mi è capitato, in questo mese, di fare dei passi indietro e di chiedere scusa; mi è capitato di allontanarmi da qualcuno e di prendere le distanze dal superfluo; mi è capitato di scoprire e incontrare, anche se solo virtualmente, tante belle persone con cui ho consolidato rapporti che mai sarebbero stati tali senza il tempo che oggi abbiamo a disposizione. Tempo dilatato, è vero, ma anche tempo per pensare, per costruire, per confrontarsi, per rendersi utili. Tempo da dedicare, essendo fino a ora dalla parte di quelli che questo virus non lo hanno ancora (per fortuna) visto in faccia, a ciò che più ci piace, alle nostre passioni, ai nostri affetti. Il mio lavoro è scrivere e ringrazio sia La Stampa che Donna Moderna per gli spazi che in questo mese mi hanno messo a disposizione per raccontare le storie di quanti, nel mondo che mi appartiene cioè quello del food, hanno donato tempo per aiutare gli altri o stanno mettendocela tutta per tenere duro.

Amo raccontare le storie delle persone e, non a caso, dal 21 marzo ho iniziato a farlo anche sulla mia pagina Instagram @scaparonesarah con l’appuntamento quotidiano delle 15:00 dedicato a #unastoriadiciboalgiorno e #unastoriaalgiornodatorino: mezz’ora di dialogo intorno a cibo e solidarietà, perché diciamocelo, la solidarietà che si è attivata in questo periodo a Torino, ma anche in Piemonte e nell’Italia intera è davvero straordinaria. Quindi il mio primo grazie va a quanti hanno accettato il mio invito e hanno condiviso con me le loro storie on line: Carlo Ricatto, Simone Salerno, Marco Capra, Oliviero Alotto, Mattia Casabona, Rina Poletti, Marco Oreggia, Davide Dutto, Simona Riccio, Luca Defilippi, Angelica Sarno, Cristina Muzzarelli, Miguel Bustinza, Massimiliano Prete, Anna Prandoni, Federica Giuliani, Federica Rossini, Fabrizio Garbarino, Domenico Biscardi, Bruno Pilzer. Ma la prossima settimana con me ci saranno Marco Vacchieri, Giada Boccalero, Ciccio Pellegrino e Stefano Amazzone, Luca Balbiano, quindi il mio grazie va anche a loro e a quelli che seguiranno.

Poi ci sono gli artefici di un piccolo grande miracolo cittadino, quello partito in sordina da una pizzeria di Torino e da una pasticceria di Gassino (To). Il primo è merito di Carlo Ricatto di Bricks Pop Tapas e Pizza che, dopo aver donato il 9 sera, alla chiusura, pizze e mozzarelle di bufala all’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino (quello specializzato nelle malattie infettive in città), è rimasto talmente colpito da come una pizza potesse riportare alla normalità infermieri estenuati da turni di 21 ore, da iniziare a preparare la pizza sospesa (sospesa come il caffè a Napoli, ossia donato per qualcun altro).

Dall’11 marzo a fronte di una donazione a Specchio dei Tempi, Fondazione che da anni lavora per aiutare il prossimo e che oggi è impegnata in prima linea per supportare gli ospedali di Torino, Carlo e il suo pizzaiolo Liviu Ceoflec hanno iniziato a sfornare pizze sospese da consegnare negli ospedali aprendo ogni sera la cucina del locale solo per questo scopo. Ma con il passare dei giorni la pizza sospesa si è trasformata in una cena sospesa: la cucina di Carlo è diventata condivisa e tantissimi cuochi e produttori si sono alternati per cucinare un pasto (circa 2600 in totale per ora) da portare ai medici e agli infermieri dei presidi ospedalieri torinesi (Danilo Pelliccia – Du Cesari; Gabriele Conte –  gliAironi; Alessandro Uccheddu; Carmelo Damiano – Ristorante Giudice e tutta la sua cucina; Claudia Fraschini; Giulio Rocci – gelateria Ottimo;  Massimiliano Prete – Sestogusto; Enrico Murdocco – Tellia; Alberto Fele – Chiosco dello Zoo; Lorenzo Careggio – EraGoffi; Yari Sità; tutto lo staff di Bricks; Giorgio Cotti – Gaudenzio; Enzo Barillà – EraGoffi; Miguel Bustinza – Vale un Perù; Marco Sorbo; Imma Ferraro; Claudio Lochiatto – Opera; Maison Corsini; Languorini; Ristorante Lo Stonnato; Ristorante Piccolo Lord; Ristorante Giapponese Koi; Ristorante Cinese Zeng Yang). A loro si sono aggiunti i produttori che hanno donato le materie prime: Pastificio Bolognese; gliAironi; Bongiovanni Farine; Angolo dei Sapori; Molino Fruttero; Molino sul Clitunno; Olio Sant’Agata di Oneglia; Pasta & Company; Molecola; Agrisalumeria Luiset; Prontoservice; Peaquin; Pesto Rossi; Pepino; Riso Bra; Cuki Italia; Pasta Felicetti; Riso Testa; Mercato (tutto) di Via San Secondo; Mac Bun; Olio “GangaLupo”. Grazie a tutti loro sono già stati raccolti oltre 14.000 euro per Specchio dei Tempi. Grazie a tutti loro, che stanno continuando con l’iniziativa, oggi i medici e gli infermieri degli Ospedali torinesi Mauriziano, Molinette e Amedeo di Savoia riceveranno un pranzo di Pasqua sospeso che, a frutto di ulteriori donazioni, vedrà consegnare le Lasagne rosse del Ristorante Giudice, le Lasagne pesto e stracchino di Claudia Fraschini e lo spezzatino preparato da Enzo Barillà di EraGoffi.

Simone Salerno consegna le colazioni

Ma non finisce qui, perché a questo punto entra in gioco il secondo artefice di questo piccolo grande miracolo: Simone Salerno della Pasticceria Chocolat di Gassino (To). Sue le uova (come quella di copertina di questo pezzo) e le colombe che verranno donate oggi non solo in quegli ospedali, ma in tutti i presidi ospedalieri cittadini: al loro interno una sorpresa speciale, una lettera di ringraziamento per gli eroi in prima linea in questa battaglia contro il nemico invisibile. Ma Simone, in realtà, ha fatto molto di più: il 12 marzo ha riaperto il suo laboratorio di pasticceria esclusivamente per preparare le colazioni da portare la mattina agli operatori sanitari dell’Ospedale di Chivasso e della Croce Rossa di Gassino. Da lì, tramite una rete di messaggi e con l’aiuto di Giovanni dell’Agnese (vicepresidente Ascom), Oliviero Alotto (Slow Food Torino) e Giada Boccalero (Prontoservice), in un batter d’occhio decine di pasticceri delle province di Torino, Cuneo e della Val d’Aosta hanno fatto lo stesso aderendo all’iniziativa #aiutiamochiciaiuta e ancora oggi sfornano brioche e croissant per le migliori colazioni ospedaliere di sempre. A loro si sono uniti diversi gelatieri (per le merende) e anche i Taxisti solidali che da giorni sono impegnati a offrire un servizio di consegna non solo per le colazioni degli ospedali, ma anche nei confronti di chiunque ne abbia bisogno. Chi sono questi artigiani del gusto dal cuore grande? Gelateria Miretti L.LaPorta; Scalenghe Giovanni; Cioccolateria Fagiolo Peirano; Cioccolateria Pasticceria Zuccarello; Gelateria Caffetteria CasaClara; Pasticceria Al Cit M.Dell’Agnese; Il Dolcino F.Lanfranco; GustoLab S. Rabita; Pasticceria Orsucci R.Miranti; La Tosca Gelateria R.Serra; Ziccat; Avidano Pasticceria; Gelateria Silvano; Pasticceria Re Luigi Re; S.Bessone Cioccolato; Dolce Torteria di Larosa Rosanna; Pasticceria Tamborini M.Tafuni; Pasticceria Bonfante; Pasticceria Dell’Agnese Giovanni; Gelato Dok Dell’Agnese; Pasticceria Guardia; Stratta Pasticceria; Platti Pasticceria Stillitano; Elliè Cafè; Acai Mainero; Sacchero Pasticceria Cioccolateria; Di Claudio Pasticceria Confetteria; Gelati D’Antan N.Arietti; Pasticceria Luciano M.Lusso; Gelateria Golosia; Gelateria Modo Guido e Giorgio; Pancaffè D.Bovero; Morandin Pasticceria; Pasticceria La Dolce Tentazione S.Martini; Gelateria Moou; Pasticceria Il Girasole; Cioccolato Calcagno; Pasticceria La Baita; Pasticceria Giugliano e Marino; Raimondo Pasticceria; Briccodolce; Forneria Forlani; Pane e Caffè; Bellocchia Pasticceria; Piemont Sas di Cioccolato; Laboratioro AmO; Pasticceria Saporito Fiore; Massa Micon Panificio Pasticceria. In foto alcuni scatti delle consegne.

In parallelo Oliviero Alotto e Leo Rieser di Slow Food Torino hanno iniziato a occuparsi delle mense dei poveri, raccogliendo prodotti da donare e acquistandone direttamente. Andrea Perino, Pastificio Bolognese, Casa Vicina, Galup, Gilber, La Perla, Luca Scarcella e Ficini sono solo alcuni di quelli che si sono resi disponibili per aiutare le persone in difficoltà.

Insomma, questa quarantena mi ha mostrato, sino a ora, l’animo più bello delle persone. Mi ha fatto capire come si possa fare squadra nel momento del bisogno, partendo dal basso, dalle necessità della gente, attivandosi concretamente senza proclami aulici, ma con la quotidianità di ogni giorno. Sono fiera di vivere a Torino e di assistere a questa straordinaria catena di solidarietà portata avanti dal mondo della ristorazione, della pasticceria, della pizzeria, della gelateria, della produzione gastronomica (per altro tra le categorie più colpite dalla crisi economica innescata dalla pandemia). Grazie per avermi coinvolta, grazie per avermi reso partecipe dei vostri sogni e dei vostri progetti e grazie per avermi permesso di raccontarli. Buona Pasqua a tutti voi.

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