Sabato 28 maggio.
Ormai ci siamo abituati ai ritmi locali (si segue la luce naturale). Per cui come di consueto ci alziamo all’alba e partiamo da Kagbeni alla volta di Muktinath. Ci attendono 5 ore di cammino sotto un sole che anche qui, non perdona. La lunga salita procede dolcemente, Mauro e Rai sono in testa alla fila, io seguo con il mio ritmo slow e canto, ascoltando le musiche sull’Iphone. Sono nel mio mondo, rapita dallo spazio infinito che è intorno a me, e non sento la fatica… Sono felice. E così U2, Abba, Jovanotti e tutto il mio repertorio mi accompagnano in quota e la mia mente vola verso altri luoghi come Napoli e Procida che mi seguono anche qui, sulle note del film Il Postino.
Insieme a Mauro cerchiamo di insegnare a Rai le nostre canzoni montanare e alcune parole piemontesi, e i passi scorrono sulle note di Vecchio Scarpone o di Sul Cappello, mentre il nostro nuovo amico ci fa ascoltare musica nepalese e indiana.
Per pranzo arriviamo a Muktinath… Ce l’ho fatta… Sono a quota 4000… E per essere una pigra e poco allenata come me è veramente un successo. Anche Mauro pare incredulo, mentre Rai mi fa i complimenti. Traguardo raggiunto. Mi volto e mi perdo verso l’infinito di queste montagne, il mio respiro non è pesante, il cuore è colmo di gioia.
Raggiungiamo il lodge che questa volta non è molto accogliente, e nemmeno tanto pulito, ma pare che sia il migliore della zona… E ci fidiamo… Non scendiamo in ulteriori dettagli… Fidatevi anche questa volta…
Il pomeriggio andiamo tutti insieme al monastero: un luogo mistico che richiama centinaia di fedeli buddisti e induisti in ogni periodo dell’anno. Incontriamo monaci, “holy man”, suore buddiste salendo i gradini e camminando sotto maestosi alberi che ci chiediamo come possano essere qui e come abbiano fatto a sopravvivere a queste altezze per tutto questo tempo. Il silenzio e l’atmosfera delle 108 fontane che circondano il tempio induista colpiscono la nostra attenzione e la nostra anima. Anche noi ci bagniamo passando le mani sotto l’acqua e sul volto… Muktinath è composto da stupa e templi sparsi tra la vegetazione di un’area molto vasta delimitata da u muro bianco colmo di colorate bandiere di preghiera. Io e Mauro abbiamo raccolto una pietra ciascuno a Kagbeni e la portiamo, come si usa fare qui, come preghiera da lasciare in un posto per noi evocativo. Ognuno ha la sua richiesta da fare nella convinzione che la spiritualità di questi luoghi possa ascoltare anche i fedeli di un’altra religione.
Dopo una cena con una tedesca poliglotta in viaggio anche lei da sola, ci ritiriamo per dormire… Per Mauro domani sarà una giornata impegnativa…
29 maggio
La consueta levataccia mattutina mi consente di accompagnare Mauro e Rai fino ad un lungo ponte tibetano oltre 4000 metri di altezza. Lì li abbandono, inutile sfidare la sorte per superare limiti per me ora invalicabili. Loro si dirigono verso Thoron Pass, oltre i 5000: io visito il paese accanto e trascorro la giornata in assoluto relax aspettando il loro ritorno. Dal ponte tibetano – racconta Mauro- inizia la vera montagna. L’aria è fredda e fine, la visibilità scarsa, ma la volontà di raggiungere la meta troppo forte per cui si sale… Il panorama è abbastanza brullo anche se fanno capolino alcuni fiori colorati che non si trovano dalle nostre parti. Dopo oltre un’ora e mezza incontriamo alcuni trekker in arrivo dal passo, quindi una lunga colonna di muli colorati (di yak nemmeno l’ombra, in questa stagione infatti sono a quote elevatissime. Rai mi spiega che i muli possono arrivare in alto quanto gli yak e sono anche più veloci). Man mano che saliamo l’aria è sempre più rarefatta e ogni singolo passo costa una fatica notevole. Ogni 20 minuti mi devo fermare e mangiamo albicocche essiccate e cioccolata… Niente mal di testa, solo un po’ di formicolio alle gambe, ma ecco che le nubi si aprono e da un lato vediamo la yak mountain (6400 metri circa) e il Thoron, quasi 7000, tutto ricoperto dai ghiacci. Con un ultimo sforzo raggiungiamo il mitico passo e issiamo la bandiera del Piemonte tra le centinaia di bandiere di preghiera.
P.s. di Sarah. Poiché io sono rimasta giù non ho potuto immortalare il momento, quindi caro Paolo dovrai aspettare le foto di Mauro per poter vedere la scena
P.p.s. di Sarah. Nella mia giornata di relax ho fotografato la sciarpa del Napoli in quota… Ogni promessa è debito: non me ne vogliano gli amici tifosi di altre squadre… Turco e Gianni, questa è per voi!
2 risposte a “I miei primi 4.000 e i suoi primi 5.416”
hahaha! lo zaino del vinitaly….
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Certo… È comodissimo!
(scusa in tema di Vinitaly ne approfitto… Ciao Carlo! Devi venire assolutamente…)
Pronto per NY?
Fatti vivo e divertiti!!
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