Napoli è una città senza vie di mezzo. O si ama o si odia. E io la amo. Lo sanno bene i miei amici e quanti mi conoscono. Adoro il suo essere così fuori dalle righe, il caos, i colori, l’allegria, l’atmosfera, il cibo, la musica, il dialetto, il Vesuvio e quei panorami da brivido che abbracciano il mare da Capri fino a Ischia, passando per la piccola e romantica Procida.
Mi basta atterrare a Capodichino o arrivare alla stazione centrale e mi rendo subito conto di essere felice. È come se respirare quell’aria sempre un po’ frizzantina mi desse la carica e mi facesse stare bene a prescindere da tutto. Ho trascorso tanti giorni a Napoli per lavoro e per piacere e posso dire di conoscerla abbastanza bene. Certo non benissimo, perché sono convinta che sia uno di quei luoghi che non si finisce mai di scoprire, ma posso assicurarvi che potrei tranquillamente fare da cicerone in alcune zone della città e ammetto che per un certo periodo della mia vita ho anche pensato di andarci a vivere.
Ma torniamo a noi. La città che Goethe definiva un paradiso abitato da diavoli è suggestiva tutto l’anno, ma è sicuramente nel periodo delle feste natalizie che raggiunge l’apice del suo fascino. Anche grazie a via San Gregorio Armeno: il luogo più caratteristico per scoprire che a Napoli, l’arte presepiale, si tramanda da generazioni. Come quella di Marco Ferrigno la cui famiglia, dal 1836, si colloca tra i massimi esperti nell’arte della terracotta e tra i più innovativi creatori del tradizionale presepe napoletano. Non stupitevi dunque se in questa originale bottega artigianale potrete trovare statuine che vanno da sei a sessanta centimetri, rappresentazioni della natività o squarci di una realtà quotidiana grazie alla quale il presepe napoletano con i suoi vicoli, i mercati, le taverne, il cibo e le attività settecentesche diviene, come uno scenario teatrale, vera e propria opera d’arte.
Poco lontano dalla via dei presepi merita fermarsi in piazza San Gaetano per una visita alla Napoli Sotterranea. Qui si potrà scendere alla scoperta del grembo di Napoli, a quaranta metri di profondità, per un viaggio nel tempo lungo duemila e quattrocento anni tra miti e leggende come quelle del pozzaro o del monaciello. Un altro punto di partenza per le visite della Napoli sotterranea è a fianco al Caffè Gambrinus, locale storico d’Italia, situato nella centralissima piazza del Plebiscito e considerato il salotto di Napoli. Qui si viene per gustare la finissima pasticceria e il prelibato caffè alla nocciola. Imperdibile. E poco lontano dal Gambrinus, in via Toledo (chiamata dai napoletani ancora via Roma) sarà possibile prendere la funicolare e raggiungere la Napoli “alta” alla scoperta dei quartieri Vomero, Chiaia e Posillipo.
Sul cibo tornerò nei prossimi giorni con appositi post, qui mi limito ad alcuni suggerimenti mordi e fuggi, perché qualche consiglio sul mangiare ci deve sempre essere. Per un pasto verace nel cuore dei Quartieri Spagnoli andate da Nennella (vico Lungo Teatro Nuovo 103) che da oltre 60 anni sforna dai crocchè di patate agli arancini di riso, dai vermicelli con i lupini alle lasagne, dalle tracchie arrostite alle alicelle di Pozzuoli indorate e fritte. Io ci sono stata con la mia amica e giornalista americana Francine Segan, e vi assicuro è stato un pasto indimenticabile. Il re del cibo di strada è Antnio Tubelli, alias Timpani e Tempura dove scegliere tra piatti di alta gastronomia napoletana come gattò, scammaro ai friarielli, timpano ai frutti di mare o pasticcio di baccalà e scarola in pasta frolla, mentre per una cena in osteria La Stanza del Gusto è il luogo giusto. Sulla pizza mi esimo da ogni indicazione, rischierei di essere di parte. Vi segnalo però l’applicazione (che è diventata anche libro) realizzata dai colleghi e amici Luciano Pignataro e Monica Piscitelli in cui troverete una valida mappatura dell’offerta napoletana e potrete scegliere in base ai prezzi, al luogo o alle specialità: Guida alle migliori pizzerie di Napoli e dintorni.
Per altri due must della tradizione napoletana che sono mozzarella e pomodoro mi affido al cuore, ancora una volta. Per la prima vi segnalo una interessantissima manifestazione, Le Strade della mozzarella, che da alcuni anni si svolge a Paestum nel mese di maggio (quest’anno dal 6 all’8). Una grande occasione per conoscere uno dei prodotti simbolo della Campania e le sue svariate interpretazioni in cucina. Per il pomodoro vi consiglio invece un’altra gita fuori porta alla volta di San Valentino Torio (Sa) dove da oltre 50 anni l’azienda Graziella produce pelati di altissima qualità pelandoli rigorosamente a mano, come una volta.
Ma per un soggiorno tutto napoletano ecco i miei consigli su dove dormire: il centralissimo Hotel Chiaia per vivere la Napoli verace a due passi da piazza del Plebiscito (unico consiglio, chiedere camere interne e silenziose); l’Hotel Alabardieri vicino a pizza dei Martiri ideale punto di appoggio per chi vuole dedicarsi allo shopping delle grandi firme; il Grand Hotel Parker’s per un soggiorno da sogno con tanto di vista sul mare e sul Vesuvio che resterà indelebile nei vostri ricordi. Non ho dubbi.
7 risposte a “Napoli, un paradiso abitato da diavoli”
Anch’io ho avuto modo di scoprire le bellezze di Napoli e la genuinità dei caotici napoletani
Bea
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Io li adoro.
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carissima tutto giusto,tranne una. via roma dai napoletani è chiamata ancora via toledo non viceversa,giusto per non scordarsi mai che siamo stati un Regno!
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chiedo venia! a tutt’oggi la via in questione si chiama via toledo,chiamata dai napoletani come dice Lei via roma. Il fatto è che prima era via toledo[omaggio alla ex capitale spagnola] poi via roma,ancora via toledo….per chi come me è un po datato è una faticaccia! tanti saluti.
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Grazie per la precisazione! In ogni caso sappiamo di che via stiamo parlando! A presto
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Goethe diceva ben altro,è un errore come altre cose tra mito e realtà,cmq per esattezza ti dico che fu’ opera di Arlòtto, Piovano. – Sotto questo nome è noto il fiorentino Arlotto Mainardi (1396-1484), piovano di S. Cresci a Maciòli (diocesi di Fiesole), famoso in vita per il suo spirito e le sue beffe.Che Napoli sia un paradiso abitato da diavoli – cioè da uomini «di poco ingegno, maligni, cattivi e pieni di tradimento», come sosteneva il Piovano Arlotto – è un detto che dal Medioevo in poi ha goduto di vasta fortuna,meno fu’ lui tra problemi con la giustizia donne e quant’altro ,come si suol dire vedi’ un po’ da che pulpito viene la predica.Ciao.
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Grazie Francesco, non lo sapevo. Sono sempre interessanti aneddoti come questi!
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