Mi piace camminare per le strade di Genova. Mi piace osservare quell’aria un po’ decadente che ha la città se, camminando dalla stazione di Porta Principe, ti dirigi verso il centro. Maestosi palazzi dall’aspetto trasandato intrisi di fascino e di mistero, i colori di una città arroccata su se stessa, ma dal cuore grande come quello del mare.
Mi piace camminare con una meta, ma senza una direzione. Questo sempre, non solo a Genova. Mi piace “perdermi” coscientemente, mettere alla prova il mio senso di orientamento, dimenticarmi per qualche ora che esistono i navigatori e le cartine turistiche. Mi piace seguire l’istinto e chiedere, alla gente. Essere aperta a quello che può succedere, a chi posso incontrare, uscire dagli schemi del dover fare e del dover programmare, imbattermi in luoghi che non potevo immaginare, stupirmi delle scoperte che il caso mi propone. Questo per me è vivere una città. E ieri, posso dire, di aver vissuto Genova.
La meta era molto chiara: la mostra di Steve McCurry allestita a Palazzo Ducale. Si chiama “Viaggio intorno all’uomo” e sarà aperta fino al 24 febbraio. Il richiamo di questo grande autore americano e dei suoi scatti dedicati ai volti umani e alla vita, con i suoi lati positivi e con quelli cruenti, era molto forte. I ritratti di McCurry toccano l’anima, a partire da quello fatto a Sharbat Gula, in Pakistan nel 1984 e la mostra, con i suoi allestimenti, anche. Un percorso suddiviso in aree che vanno dalla scoperta alla vertigine, dalla poesia allo stupore, per arrivare alla memoria. Una mostra che va vista, per guardare e per imparare a vedere meglio. Anche se stessi.
E così, dalla stazione di Genova, mi sono diretta verso via Balbi, accompagnata dalla musica di una gitana che suonava la fisarmonica sul marciapiede della strada, incurante della gente e di chi le passava davanti. Quella musica è riecheggiata nelle mie orecchie come un benvenuto in una città sempre più multietnica e sorprendente. Locali turchi, insegne di kebab ovunque, quasi nascondono la vera anima di questo luogo, che è sì un porto di mare, ma anche un posto dalla forte identità.
E così dopo tanti passi che mi hanno accompagnato da via Cairoli e via Garibaldi fino a raggiungere piazza Matteotti, ho visitato la mostra e poi mi sono lasciata guidare ancora una volta dal caso in cerca di una Focacceria Ligure degna di nota. Altra meta ben precisa, ma senza direzione. Percorrendo via San Lorenzo in direzione del mare, mi sono imbattuta in Focaccia e dintorni (via Canneto il furto, 56R) ed ho soddisfatto la mia voglia di focaccia che ormai era diventata una vera e propria necessità.
Era ancora Natale ieri a Genova. C’era aria di festa: luci accese, bancarelle colorate, un mercato dell’antiquariato immenso, i bambini che compravano il carbone. E tanta gente. Turisti, famiglie. E camminando con lo sguardo attento e curioso, pronta a cogliere tutta l’energia che la vita mi trasmetteva in quel momento, mi sono ricordata di una frase di Steve McCurry che avevo letto poco prima durante la mostra: “Perché già il solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile”. Anche a Genova.
p.s. La foto è stata scattata dentro la prima sala della mostra e riproduce due ritratti di McCurry. Ho deciso di pubblicarla a colori, contrariamente al solito, perché lui è a colori. E racconta la vita, per quanto cruenta, in questo modo.